Chi sono

Matteo Beltrami

Locarno, 1981
scrittore di lingua italiana.

  • “Non si arriva, non si va ed è impossibile restare” È con questa massima in testa che mi sono allacciato gli scarponi vecchi, che tra l’altro pensavo di buttar via già un mese prima e che ho iniziato a camminare. Sono partito da Maggia che diluviava, carico come un mulo e con in mano un bastone che mi superava in altezza. Passando davanti al Municipio ho chinato la testa sotto al cappuccio della mantellina, perché si capiva che stavo andando via per un po’ e volevo evitare domande sul mio strambo viaggio e che di me pensassero: l’è matt.

    da Te se matt, audioracconto
  • Le pantere, chiuse nelle gabbie fuori dal circo, sognavano le lagune della loro terra di origine. Piero a pochi metri dalla sabbia sulla quale stava per iniziare uno spettacolo strabiliante, stava provando quella che sarebbe stata molto probabilmente la tristezza più profonda della sua vita, che mai avrebbe smesso di fluire come un'onda fra i suoi ricordi. Sognò di diventare una pantera, per scivolare indisturbato e temuto, nell'anonima notte.

    da Il mio nome era 125, romanzo
  • -C’erano un cinese, un messicano, un bianco e un nero, tutti e quattro… - Alt! Non tollero le barzellette razziste. - Ah, ma guarda che non è… - Alt! Sai che esistono anche cinesi neri o messicani bianchi? E poi non potresti dare più dignità al personaggio bianco e a quello nero? - Cinesi neri? Scusa, ora sono confuso e…

    da Non so più chi c'era, racconto breve
  • Lennon aveva dato un’occhiata al viso di suo padre, senza capire da quale alterità fosse rapito. Guardò verso lo schermo che stava sgrillettando mentre masticava la roba andina e riuscì a sbirciare cosa aveva appena scritto sul motore di ricerca: “calorie cetrioli”. Aveva scritto così. da La madre di Lennon, racconto breve

Matteo Beltrami

Ho bisogno della città, delle sue moltitudini e di sentirmi invisibile. Mi piace errare in cerca di nuove storie. Le trovo ai piedi della Torre di Babele, nei Mercati, fra le voci e i loro linguaggi, gli aromi e il caos degli scambi, dove nessuno mi vede ma io vedo quello che cerco. Dettagli, che se non sei lì per vedere passano e non tornano. In passato ho svolto diversi lavori, da postino a magazziniere, da cuoco a cameriere. Ero ristoratore e ho preso in gestione un’osteria. Mi sono formato come operatore sociale e per diversi anni ho lavorato in progetti di strada, sia in Svizzera che in Bolivia. Mi sono perso in alcuni angoli di Brasile e non ne sono mai più uscito. Oggi vivo fra Torino e Locarno. Continuo a portare avanti la professione educativa e mi specializzo in nuovi metodi di sostegno alla persona. 

La narrativa è il verso dell’essere umano. Il cane abbaia, il vento soffia, l’umano narra, anche quando non lo sa. 

Non si arriva, non si va, ed è impossibile restare.